mercoledì 23 settembre 2015

Il Gol di Florenzi, l'incontro, la sconfitta che brucia e la polenta.

Il Gol di Florenzi, l'incontro, la sconfitta che brucia e la 
polenta.
Mercoledì è il grande giorno. La mia Roma gioca in coppa contro il Barcellona. Al mio caffè vengono tanti ospiti e l'attesa per la partita passa veloce. Riesco a sbrigare le pulizie e gli acquisti velocemente e vado a trovare i miei amici alla "La Lupa e l'Orso". La S-Bahn alle 8 è piena e non trovo posto a sedere. Tiro fuori dal mio zaino un bel libro che ho iniziato a leggere questa settimana. Der Fleck ( La macchia ), Die Jacke ( La Giacca ), Die Zimmer ( La Stanza ), Der Schmerz ( Il Dolore ). Il libro è di Wilhelm Genanzino. Il testo provai con fatica a leggerlo 11 anni fa, quando lo comprai, pochi mesi dopo il mio trasferimento a Berlino. Con l'aiuto di un vocabolario provai a leggerlo ma non arrivai mai a finirlo tanto era misera la mia conoscenza della lingua tedesca. È rimasto sempre nella mia libreria ed oggi la sua lettura agevole e piacevole mi conferma che gli 11 anni a Berlino non sono passati invano. I miei occhi scivolano sulle pagine mentre le stazioni della metropolitana si susseguono. Schönauser Allee. La banchina è piena. Le scale sono ripide.Tra dieci minuti inizia la partita. Il locale è rumoroso. Saluto Diego, Jacopo, Lorenzo e la pizzaiola Francesca. Questa volta è il computer di Lorenzo che ci porta sugli spalti dell'Olimpico. Il Barcellona attacca. La
Roma si difende bene. Il Barcellona segna presto e la partita sembra già indirizzata sul binario sbagliato. Poi all'improvviso arriva "Il Gol Di Florenzi". È uno di quei gol che sogni di fare da bambino. Palla recuperata in fase difensiva. Corsa folle sulla linea laterale e poco dopo aver superato la metà campo un tiro in porta che assomiglia al sasso tirato con la fionda da David contro Golia. 55 metri. Palo e gol. È il gol di Florenzi e con questo nome sará ricordato per tanti, tantissimi anni. Durante l'intervallo Francesca mi prepara una pizza vegetariana. La gioia è tanta. La Pizza è buona. Il locale si svuota. Il secondo tempo scorre veloce ed il risultato non cambia. Pago e scappo a casa dopo aver abbracciato tutti. Ci sono ancora due giorni intensi di lavoro da affrontare e mi devo riposare. 
Venerdì la sveglia suona prestissimo. Alle 5 e mezzo sono già nel locale per la preparazione di una giornata che già immagino mi darà tanto da fare. Il giovedì è stato troppo tranquillo per ripetersi. Preparo più  panini e più cornetti rispetto al solito. La giornata si rivelerà trionfale. Vendo tutti i cornetti, tantissimi caffè e tanti Panini che non riesco a contarli. Chiudo puntuale alle 16. Domenica non ho voglia di fare le pulizie e resto nel locale fino alle 19 per sbrigarle.
Sono esausto. Karolina mi informa attraverso Facebook che ha deciso di partire con i suoi genitori per la Polonia per raggiungere la loro bella casa con giardino in quel di Barlinek.
Il frigorifero è vuoto. Ho una fame da lupi. Vado al mio "cinese" preferito dietro all'angolo. Uhan e Tai Fen, i proprietari, mi salutano calorosamente. Un involtino primavera e un riso con gamberetti, pollo e anacardi li lascio accompagnare da un tè al gelsomino.
Questa sera Tanith mette i dischi alla discoteca Suicide Circus. Ho tanta voglia di andare a ballare un poco di musica Techno. Non vado a ballare da tanto, troppo tempo. In mattinata ho provato a chiedere a Lola se avesse voglia di accompagnarmi. Mi ha risposto attraverso la messaggeria di facebook che per questa sera aveva già deciso di andare insieme al suo ragazzo all' About Blank per  ballare un po' di Techno. Di andare da solo non ne ho voglia. Sono andato spesso da solo nei miei primi anni a Berlino. Il Tresor era il mio posto preferito. Ho vissuto delle bellissime serate e conosciuto tante belle persone in quel tempio della Techno. 

Ho ancora due biglietti della metro in tasca. In 40 minuti sono alla "La Lupa e l'Orso". Diego ha il giorno libero. Lorenzo governa la sala con una esperienza da veterano malgrado i suoi 25 anni di età. Il locale non è pieno come al solito. Jacopo, il barista, appena mi vede spina la "mia" birra piccola. L'aiuto barista di Bolzano, Claudia, me la porge con un sorriso. La birra è fredda. Io sono stanco. Ho bisogno di sedermi. Un tavolo grande della sala che si apre dietro il bancone degli alcolici è libero. Prendo il mio libro. " Mit der Linee 5 fahre ich durch ganz Wien. Vom Westbahnof zum Prater und wieder Zurück" (Con la linea 5 viaggio attraverso tutta Vienna. Dalla stazione dell'Ovest fino al Prater e di nuovo indietro). Amo leggere in tedesco, penso tra me e me. Mi permetto una seconda birra ma faccio fatica a finirla. Lorenzo non mi lascia pagare. Saluto tutti e decido di tornare a casa con la U-Bahn invece che con la S-Bahn. Trovo posto a sedere. Una ragazza con i capelli corvini e dei bellissimi occhi color smeraldo si siede di fronte a me. Mi sembra di conoscerla. Tira fuori dalla borsetta nera che tiene a tracolla un libro. Wilhelm Genanzino, Der Fleck, Die Jacke, Die Zimmer, Der Schmerz. La guardo negli occhi mentre tiro fuori dal mio zaino lo stesso libro. Sorrido mentre i nostri sguardi si incontrano. Non possiamo non ridere per la stravagante coincidenza. "Gesa" le dico. "David" mi risponde a 32 denti. Gesa l'ho conosciuta 10 anni fa al Tresor. All'epoca studiava farmacia all'università ed al tempio della Techno veniva insieme a due amiche bionde. I nomi di Karla e Erika me li ricorda lei durante il tragitto che ci porta fino alla fermata di Nollendorfplatz. Gesa mi invita a casa sua sulla Motzstraße. Prendiamo un cartone di birre fredde al bar notturno vicino casa sua e delle patatine in busta. La casa è piccola ma accogliente. Un monolocale con angolo cottura. Non c'è la televisione ma c'è uno stereo molto moderno. Gesa è diventata farmacista e lavora dietro l'angolo sulla Maaßenstraße. Parliamo un paio di ore delle nostre vite che sono trascorse su due binari paralleli nella città della Techno prima di incontrarsi nuovamente.
Ricordiamo quando il mio tedesco era poca cosa e che malgrado questo riuscivo sempre ad essere spiritoso e brillante in quel catino di musica e voci che era il Tresor.
I nostri incontri gioviali furono sempre e solo lì. Sette, otto volte prima di perderci di vista per 10 anni.
È ormai mezzanotte e mezzo quando decidiamo di andare a ballare sulle note di Tanith al Suicide Circus. La fila non è troppo lunga e me ne rallegro. Le file mi rendono nervoso. Entriamo nel Circo del Suicidio che sono le 2 di notte e il DJ sta mettendo un piatto dopo l'altro senza pausa ad un ritmo infernale. Invito Gesa ad un Cuba Libre.
I bassi salgono di ritmo. La voglia di ballare è tanta. Comandiamo la sala da ballo tra salti e scivolate laterali. Sono passati 10 anni ma siamo sempre i più bravi in pista.
Il divertimento è assoluto ma la stanchezza è troppa quando alle 4 e mezza del mattino decidiamo con uno sguardo complice che è ora per entrambi di tornare a casa. Ci salutiamo con un bacio sulla guancia prima della fermata di Nollendorfplatz. Gesa va a casa e io proseguo il mio viaggio fino a Sophie-Charlotte-Platz.
La notte è corta. La sveglia suona alle 10. Mi sveglio in forma e felice. Vado da Centro Italia. Compro della polenta istantanea e delle salsicce. All'Edeka, il supermercato dietro casa, compro il necessario per ricominciare il mio lavoro Lunedì.
È mezzogiorno quando sono di nuovo nel mio domicilio. La casa è vuota. La solitudine è forte. Ho voglia di stare in mezzo alla gente. Scendo di casa e vado alla fermata della metro. Compro un biglietto giornaliero che in Germania si chiama Tageskarte. La metro arriva di corsa. Timbro il biglietto. Salgo sull'U-Bahn. Scendo, come ieri sera con Gesa, a Nollendorfplatz e raggiungo a piedi la Winterfeldtplatz. Entro da Habibi. Ordino un Falafel teller come ho fatto spesso quando tanti anni fa vivevo qui vicino e mi intrattengo con Mohammed Zidan, il gestore, che riconoscendomi mi chiede che fine abbia fatto e cosa faccia oggi. Non riusciamo a chiacchierare troppo perchè il lavoro è pressante e i clienti hanno voglia di ordinare il più buon Falafel di Berlino. Ci diamo un cinque di saluto e mi siedo fuori dal locale sulla panca di legno per mangiare.
Il cielo è grigio. Il mio umore è buono. Il mercato davanti al locale è pieno. Ho voglia di un gelato. Arrivo fino alla fermata della metro di Eisenacherstraße a piedi. I mille coloratissimi negozi sulla Goltzstrße raccontano benissimo la vita di quel bel quartiere che è Schöneberg. La metro numero 7 mi porta fino a Mehringdamm.
La pioggia è fitta. Il cielo è plumbeo. L'ombrello è a casa. I pedoni camminano veloci tra le gocce che scendono. Le auto si fermano al semaforo rosso che incrocia la Yorkstraße. Arrivo sulla Hagelbergerstraße. Da Marille & Vanille ordino un gelato. Cioccolato Noir e Pistacchio. Il gelato è freddo. Un sole caldo si fa largo tra le nuvole. Arrivo sulla Bergmannstraße. Il desiderio di entrare nel più bel negozio di cartoline di Berlino è troppo forte. Ararat è pieno di turisti alla ricerca della cartolina giusta da spedire agli amici e parenti in patria. Faccio un giro veloce nel locale e trovo una cartolina da inviare a mio padre a Roma. Tra poco piú di una settimana compirá 81 anni. Ne trovo una con Willy Brandt. Un grande socialista. Mi sbrigo a pagare prima che un gruppo di orientali arrivi alla cassa. Ho troppa voglia di fare pipì. Pochi passi e sono al Tourandot. È una birreria dove di solito il sabato notte lavora il primo amico tedesco che ho avuto a Berlino, Wolfgang. Lascio 50 centesimi di euro sul bancone e salgo le ripidissime scale che mi portano al bagno. La liberazione è "totale". Esco con passo lento salutando Ingrid la barista. Arrivo a piedi fino alla stazione del treno di HalleschesTor. Il treno che mi porterà fino a Warschauerstraße è vuoto e trovo posto a sedere. Prendo il mio libro. " Unser Hotelziemmer dicht unter dem Dach ist Groß und Niedrig.."( La nostra camera d'albergo stretta sotto il tetto è grande e bassa ). Sono le 16 ed il sole è caldo. Sull' Oberbaumbrücke due ragazze russe suonano il violino. Mi fermo a guardare l'orizzonte. "Ti amo Berlino!". Raggiungo la stazione della S-Bahn. Ho voglia di raggiungere Alexander Platz dove da qualche mese ha aperto un nuovo negozio di sport chiamato Decathlon. Devo comprare dei nuovi scarpini da calcio per erba sintetica. Nel grande negozio sembra di stare in un Bazar di Casablanaca. Per trovare il reparto dove sono esposte le scarpe da calcio impiego 10 minuti buoni. Troppi scarpini troppo colorati. A me piacciono quelli classici neri. Trovo delle Adidas senza tacchetti ad un prezzo accessibile. Le calzo. Perfette. Corro alla cassa più vicina e pago. Sullo scontrino leggo che sono quasi le 18. Ho voglia di vedere Milan-Palermo alla " La Lupa e l'Orso". Prendo il treno ed in 20 minuti sono arrivato al locale. Lola è insieme a Jacopo dietro al bancone e mangia un limone mentre cerca di colpire una farfalla con un blocchetto di carta per gli ordini. I suoi pantaloni di pelle nera le calzano alla perfezione. La maglietta corta e grigia a maniche corte mostra il tatuaggio a forma di diamante sul braccio destro mentre su quello sinistro una farfalla sovrasta una rosa. Ha un guanto bianco sulla mano sinistra. Le chiedo il perchè di quel guanto di cellulosa. Si è tagliata affettando un melone. Il Piercing sul lato sinistro del naso le dona tantissimo. L'Mp3 Player suona Bob Marley. Lola ha finito di spinare la "mia Birretta" mentre la partita scorre veloce sul computer di Lorenzo. Diego mi chiede se domani giocherò. Giochiamo contro il Brandeburg 03. Alle 11 e 10 della domenica ci aspetta una trasferta molto ostica. Bevo 2 birre e la stanchezza è troppa per restare ancora. Il locale si svuota. Saluto tutti. Arrivato a casa mi preparo un tè allo zenzero. Ne bevo mezza tazza prima di crollare in un sonno profondo. La notte sotto il piumino è calda e sogno il mare di Gioiosa Jonica, luogo dove ho passato tante vacanze della mia infanzia. Il mare ha il colore viola. Il cielo ha il colore blu.

Domenica mattina è il giorno della partita. È una trasferta per tutti ma non per me visto che il campo dista 300 metri da casa mia. Alle 10 e mezza siamo tutti negli spogliatoi per sentire le indicazioni del nostro tecnico. Siamo solo in 12 e la possibilitá di un solo cambio ci fa partire già svantaggiati.

Alle 11 e 10 inizia il match. Loro giocano meglio ma noi difendiamo con ordine. Verso la metà del primo tempo nel tentativo di fermare un azione pericolosa degli avversari ricevo un fortuito calcio sotto il ginocchio. Il dolore è forte ma stringo i denti. Passano 5 minuti e subiamo la rete dello svantaggio. Il marcatore è in netto fuorigioco e io ancora dolorante sfogo la mia rabbia contro l'arbitro che senza pensarci un secondo mi mostra il cartellino giallo. I miei compagni provano a calmarmi. Negli spogliatoi Jumbo ci dice che è soddisfatto della prova e che non ha nulla da rimproverarci. La ripresa non ricomincia purtroppo sulla falsariga della prima frazione di gioco. Loro ci schiacciano nella nostra area di rigore ed io devo ricorrere a tutta la mia maestria in fase difensiva per sopperire alla poca cattiveria agonistica dei nostri centrocampisti che si fanno sempre superare da quelli avversari. Quando mancano 10 minuti alla fine recupero un pallone in fase difensiva e mi lancio in un contropiede solitario ,condito da due Dribbling, sulla fascia laterale, proprio come Florenzi mercoledì contro il Barcellona. Superato il centrocampo in completa trans agonistica alzo la testa per cercare quache compagno. I tacchetti di un centrocampista rinvenuto dietro di me trovano il mio tallone facendomi cadere. Cado sul ginocchio già segnato in precedenza. Punizione. Il dolore è forte. Sanguino. Vorrei chiedere il cambio ma in panchina non ci sono difensori. Steffen calcia un palla morbida nell'area avversaria e Numsi insacca di testa con una incornata delle sue. Pareggiamo i conti. Uscire con un punto da questa trasferta potrebbe segnare un punto di svolta importante per questa stagione iniziata malissimo.
Il Brandeburg 03 si rimette subito a macinare gioco. Salvo per due volte la porta di Jumbo con interventi difensivi degni del miglior Cannavaro. A tre minuti dalla fine subiamo il gol che ci taglia le gambe grazie ad un colpo di testa sussegente ad un calcio d'angolo battuto magistralmente. Zoppico troppo per continuare. Chiedo il cambio. Entra Wolle. Non ho il tempo di sedermi sulle tribune dello stadio, applaudito dai miei compagni di squadra, che gli avversari in contropiede realizzano il 3 a 1 finale. Mi congratulo con gli avversari per la vittoria meritata e vado dall'arbitro per scusarmi della   mia reazione nervosa avuta nell'occasione del primo gol in fuorigioco delgli avversari. Negli spogliatoi sono molto arrabbiato ma cerco di nascondere il mio disappunto per lo scarso impegno che ho riscontrato in troppi dei miei compagni di squadra. Saluto tutti con il sorriso più finto che sappia fare e vado a farmi un bagno caldo. Mentre nella vasca il ginocchio fa male, rifletto sul fatto che la prossima settimana sarebbe meglio per me e per le mie gambe di fare una pausa dal gioco del calcio. Il prossimo allenamento ed la prossima trasferta non mi vedranno protagonista con la mia squadra. Raggiungo Mamma e Papà su Skype. Gli racconto la mia giornata e li trovo pimpanti e di buon umore. Sono due ottantenni stupendi penso mentre li guardo ed ascolto.

Karolina dovrebbe tornare a momenti. Cucino le salsicce rosolandole con delle cipolle rosse. Le sfumo con del vino rosso prima di versare un poco di salsa di pomodoro e spegnere il fuoco e mettere un coperchio sulla padella. Il mio amore è affamato dopo 3 ore di viaggio in macchina. Preparo la polenta e la servo su un piatto piano insieme alle salsicce al sugo. Mangiamo felici e ci raccontiamo i rispettivi fine settimana prima di trovarci insieme nel letto che profuma di bucato fresco.

L'SCC è una passione ma la mia compagna di vita lo è molto di più.




 

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